Recensioni

 .... I Maestri

 

Ragionando sulla scultura con il vetro viene spontaneo costatare che l’artista, contrariamente alla scultura fatta con materiali opachi, manipola direttamente la luce. Il vetro trattiene la luce come fosse pittura e inganna lo spettatore quasi fosse una visione allucinatoria di un’estasi. Le vetrate nelle chiese ci danno un assaggio di questa mistica vertigine e diventiamo tutti santi al cospetto del Mistero. E’ questa, in estrema sintesi, il fascino del vetro.  
Antonella Farsetti è un pittore che usa il vetro e ne conosce bene il baluginio della luce e del miraggio. Con gli occhi socchiusi per il riverbero legge le pieghe delle sue materie e ne immagina paesaggi e figure.
Alcune volte compie irruzioni nella scultura creando dei personaggi dalle vesti Klimtiane, ieratici e distanti eretti come falli colorati. Sono idoli che nascono da un suo personale pantheon ma che siamo tentati di placare con offerte e incensi.
Nelle mani, anzi sotto le mani di Antonella, come fosse una “bruja” della foresta tropicale, come uno sciamano, manipola la nostra dimensione attraverso le ingannatrici trasparenze della sua materia. Un mondo di riflessi, di visioni e prestigiazioni, una realtà parallela dove i suoi tavoli, piatti, lastre diventano porzioni luminose di un selvatico paradiso. Guardiani di tutto questo sono i fallici personaggi dalle vesti o corpi di colore.
La fantasia di Antonella si fa preveggenza e l’occhio coglie lo splendore di questo mondo immaginato che ci scorre accanto. Antonella lo racconta con l’unico materiale che imita l’aria e il ghiaccio, un materiale che si fa roccia nel fuoco, parente stretto della nera ossidiana dei vulcani e sicuramente legato ad antichi processi alchemici.
La poetica di Antonella è quella che rimanda alle nostre origini. Un lavoro giocato sugli archetipi, sui segni primari. Una ricerca, la sua, forte ma, allo stesso tempo, pervasa di un’allegria, da uno stupore contagiosi che ci fa attendere l’apertura del suo forno come bambini golosi in attesa delle bontà del forno di casa. Un aspetto duplice, stregonesco e materno, che fa dell’Arte di Antonella Farsetti un progetto di vita per donare pitture e oggetti provenienti da un mondo solo a lei conosciuto.
 

 

Tommaso Cascella

 

 

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

 

 

 

 

 

 

....LIBRI LIQUIDI

 

Trasparenze maculate e lucidi colori, in forme con vecchie memorie,

pensieri romantici che addolciscono ancora l'intimo e le sue trame,

ragnatele di rugiada appena sveglie,

occhi aperti dopo la riconoscenza e la fedeltà al bello..

Esplorare l'espressione e sperimentare,

esperire, aspettare l'esempio e poi esportare una esposizione,

è di questo che potremmo fidarci, quando c'è la danza tra Antonella e la materia.

 

 

Bruno Ceccobelli

 

 

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

 

........COME ACQUA installazione

 

 

Stalattiti azzurre

nella pianura dell'essere

frammenti d'anima

smarriti dolorosi

la terra s'apre in vortici di ghiaccio

lastre di malinconia che invocano il cielo

tutto nasce dalle tue mani

come d'incanto

come per sortilegio

s'addensa la materia tra le tue dita

col fuoco crei l'acqua

di grotte sotterranee

fiumi d'argento tra le rocce

 

ma ciò che più mi stupisce

è la fragilità

che tu rendi materia poderosa

facendo della leggerezza

il sostegno del mondo.

 

 

Alessandra Baldoni

-----------------------------------------------------------------------------------

L'arte del vetro nella sperimentazione di Antonella Farsetti

Attiva da oltre vent'anni nel particolare comparto dell'arte del vetro – peraltro con una tendenza sperimentale che la porta costantemente verso le combinazioni polimateriche – Antonella Farsetti, nata nel comune casentinese di Capolona e da gran tempo operante a Sansepolcro (in quell'Alta Val Tiberina che da secoli ispira preziose forme ed espressioni d'arte), ha impostato la sua ricerca estetico-formale sul connubio tra passato e presente.

Ciò si rivela non soltanto nella riscoperta della particolare tecnica della pasta di vetro (un carattere che rimanda immediatamente all'antichità, ove tale composto era usato, fra l'altro, anche per alcuni importanti particolari della statuaria in bronzo, come gli occhi), ma soprattutto nella fascinosa combinazione tra forme stilistiche contemporanee e decisi richiami primitivistici: non si tratta solo di pur preziose esercitazioni di stile, ma anche dell'intenzione di mettere a fuoco la relazione che unisce – nella particolare chiave mitologica e antropologica – epoche e culture diverse.

Prendono quindi forma oggetti che dichiarano esplicitamente il loro richiamo al mito degli Argonauti (una saga fondante dell'antica identità ellenica, ma che può dirci ancora molto sul bisogno, sempre vivo, di esplorare terre e mondi lontani, anche a costo di correre gravi pericoli), nonché figure di ispirazione totemica che rinviano – anche grazie al loro variegato polimaterismo in cui il vetro funge da preziosa sostanza accogliente e sigillante – a una memoria sapienziale pressoché prerazionale, espressione di mai morti culti sciamanici.

Ma il lavoro di Antonella Farsetti è certamente memore anche di alcune fondamentali esperienze dell'arte contemporanea, fra le quali, per brevità, mi limiterò a citare certi echi dei celebri teatrini polimaterici di Fausto Melotti e la pensosa ricerca sulla nostra relazione con il passato particolarmente viva in Igor Mitoraj.
 

Emidio De Albentiis 


...della trasparenza.

Pur essendo noto sin da remote antichità, e usato in tutta la storia dell’uomo in mille modi e infinite forme, non è ancora chiaro che cosa sia veramente il vetro. C’è un margine di indeterminatezza che rende questo materiale magico e misterioso. Senz’altro poi c’è un elemento che più di ogni altro lo determina, pur non facendone parte nella sostanza: la luce. La luce è parte integrante del vetro, e chi si confronti con esso non può prescindere da essa. Vetro e luce sono l’uno legato all’altra nella maniera più intima possibile.

La lavorazione del vetro che fa Antonella Farsetti è in effetti a pieno titolo lavorazione della luce. Ogni pezzo è il tentativo di imbrigliare questa sostanza che apparentemente è immateriale, ma che la fisica moderna ci dice che è indeterminata nella sua più intima natura. Il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, conosciuto anche come Binomio Onda–Corpuscolo, è la prova più esaltante che si possa immaginare di questo fenomeno. Proprio questa che sembra una contraddizione, è una delle scoperte scientifiche più importanti di sempre, al pari della Gravitazione Universale di Newton, che d’altronde proprio grazie ad Heisenberg, viene superata. Le sculture di vetro di Antonella Farsetti sono in realtà sculture di luce, ma anche una metafora del proprio sé più profondo, che in queste si esprime.
I lavori della Farsetti sono la materializzazione delle tappe di un percorso interiore iniziato fin dalla giovinezza, e che si è via via definito nel tempo, manifestato nelle realizzazioni che ha prodotto e produce.

Il tentativo di conciliare gli opposti, e lo scavo interiore che Antonella fa si concretizza in queste sue opere, perché dentro al proprio io cerca di fare luce e di scavare il più possibile, per raggiungere un equilibrio interiore che trae spunto dalle filosofie orientali e da forme di meditazione, come lo yoga, attraverso le quali mettere a fuoco i propri pensieri, che si materializzano poi nel vetro. Infatti il bisogno dell’artista è quello di esprimere e realizzare le proprie pulsioni interiori in forme che rappresentino il proprio io.

Questa indeterminatezza che esiste nella natura, in realtà non è cosa debole. Da quelle teorie si è sviluppata la Teoria dei Quanti e Albert Einstein l’ha potuta vedere realizzata nella Teoria della Relatività, legge le cui conseguenze e le cui potenzialità sono ancora in fase di scoperta. Così Antonella Farsetti è alla continua ricerca, sia di materiali da far interagire col vetro, sia di stimoli interiori che le permettano di andare avanti, in un continuo divenire, che le fa affrontare dei cicli di lavoro, attraverso i quali porta alle estreme conseguenze le intuizioni a cui di volta in volta perviene.

La sua ricerca procede anche verso composizioni pittoriche e grafiche che solo apparentemente si allontanano dal vetro, ma che a ben vedere hanno la stessa tensione concettuale: la trasparenza. Nel suo ultimo ciclo sono raffigurate porte ideali. Le opere sono messe una di seguito all’altra, creando così quasi un percorso, dove si passa da uno stadio di conoscenza all’altro, come in un viaggio iniziatico. E l’attraversamento di queste porte, che rappresentano anche un ideale passaggio di coscienza, è reso con delicatezza e leggerezza, e lo spettatore viene attirato attraverso di esse divenendo il soggetto del viaggio che vogliono rappresentare.
Antonella Farsetti, finito un ciclo, ne inizia subito uno nuovo, instancabilmente e serenamente, luminosamente, in trasparenza... come il vetro.

Marco Baldicchi